Scoprire Genova. Viverla, amarla.

La prima volta che ho scoperto Genova è stato con la testa immersa tra le pagine di un libro. Aveva la copertina lilla opaca, edito Carocci, una casa che amo.
Geografia urbanistica, ormai sei anni fa.

Ho scelto dunque Genova perché avevamo un conto in sospeso. Volevo capire se questa città meritasse davvero certe parole un po’ dure.
D’altra parte i versi di De André me l’avevano sempre raccontata in modo diverso.
Anche se poi si sa, la poesia colora e addolcisce tutte le cose. Anche quelle più vere..

Arrivo a Genova dopo cinque ore di treno, attraversando mezza Italia, dal centro al nord e da est ad ovest. Ponente.
In viaggio da prima dell’alba – e poi un giorno vi racconterò come a ventotto anni io non sia ancora in grado di prendere un treno con serenità, come fanno le persone normali -, il Grand Hotel Savoia è a due passi dalla stazione di Genova Principe, ed è bellissimo.

La stanza è enorme e sulla testata del letto c’è un’antica cartina medievale di Genova repubblica marinara, così come la studiai sul Carocci, al nostro primo platonico incontro.
Dal balconcino si percepisce il mare. C’è ma non si vede, nascosto dietro i palazzi che rendono Genova una città elegante, almeno in una delle facce della sua medaglia.

grand hotel savoia

Siamo io, Michele, Marco e Chiara, il gruppetto genovese.
Chiara è la nostra guida, è riservata e discreta, come Genova.
Parla con un tono di voce basso, come se non volesse disturbarci, ma ha la voce carica di amore, amore grande per la sua città.

Attraverso via Balbi scendiamo verso il cuore della città, verso quel nugolo di carruggi che poi è l’anima di Genova.
Un mistero fitto come una tela, tessuta senza l’ombra di una regola. L’anima di Genova sta nella sue viscere.

I carruggi pullulano di gente, già stretti, sono pieni della gente del pranzo: chi rientra da scuola, chi va a fare la spesa, chi semplicemente vive la sua città dal di dentro.
Negozietti antichi e boutique cinesi dai colori sgargianti. Ristoranti di lusso e piccole botteghe. Focaccerie, fruttivendoli e sciamadde.

carruggi Genova

E’ incredibile come La Superba, La Dominante dei mari, La Repubblica dei Magnifici, si mostri così raccolta e chiusa su sé stessa.
E’ una rosa di Gerico, Genova, che si srotola e si apre solo se le porgi ascolto. Solo se alzi lo sguardo e apri bene gli occhi disposto a riempirli.

Sa' Pesta GenovaPranziamo in una vecchia sciamadda, tipicamente nascosta in uno stretto carruggio, frequenta dai genovesi.
Sciamadda significa ‘fiammata’, e per metonimia indica quei locali dove un forno arde cuocendo torte salate o farinata di ceciSa’ Pesta è la più tipica sciamadda di Genova, uno di quei luoghi dove il tempo è stato clemente e l’odore di fritto e legna bruciata ti riporta indietro di diversi decenni.
Le piastrelle lucide alle pareti, le foto antiche, i camerieri che corrono e non ti guardano neppure, da questo capisci che sei entrato in un posto autentico. Nessuna falsa riverenza, qui si viene per mangiare, e per mangiare bene.
Divinamente.

sa' pesta genova

Ai piedi di una credenza due bellissime piante di geranio che profumano di estate. Un profumo delicato che si fa spazio a fatica tra l’odore forte della farinata che cuoce nel forno.
Sono rossi, di un rosso sangue meravigliosamente vivo, e sono ancora nelle buste di plastica, probabilmente appena comprati al Mercato Orientale, abbandonati lì per un pasto veloce.
Sa’ Pesta è pieno di genovesi, probabilmente siamo gli unici forestieri.
Signori anziani che vivono soli e si ritrovano a pranzo in compagnia di loro coetanei, impiegati in pausa pranzo, signore che hanno tardato al mercato e mangiano al volo una farinata.

Sa’ Pesta significa ‘sale pestato’: il sale grosso, di cui la Repubblica di Genova aveva il monopolio, veniva pestato al mortaio prima di essere venduto.

Ordiniamo un misto di assaggi accompagnato da un buon Pigato, profumato e fresco. La farinata di ceci è squisita, con una pelle croccante e saporita. La torta di cipolle e quella di riso si sciogliono in bocca e pizzicano la lingua, amalgamate come sono dalla prescensoa, formaggio morbido e acidulo che si trova solo qui in Liguria.
E poi polpettone genovese di patate e fagiolini, un assaggio di acciughe in pastella e le trofie al pesto. Tutto estremamente de-li-zio-so.

sa' pesta genova sa' pesta genova

Ci studiamo, ci conosciamo e ci piacciamo. Il gruppo è fatto, ripartiamo verso la prossima tappa.
Scendendo via XX Settembre passiamo davanti al Mercato Orientale, un tripudio di piante fiorite affacciato sulla via, che si mescola all’odore del pesce. Un angolo di passato che delimita i suoi spazi con colori sgargianti e odori forti, che si distacca con garbo da un bellissimo viale commerciale, appartandosi senza chiedere permesso.

Mercato Orientale Genova

Arriviamo da Roberto, che ci aspetta per svelarci i segreti del pesto genovese.
Il Genovese è un locale che unisce un pizzico di modernità ad un grande rispetto per la tradizione della cucina locale, l’unico di Genova e forse in Italia che serve pesto fatto al momento, al massimo in giornata.
Nel giro di pochi minuti, tra una chiacchiera e l’altra, alcuni tavolini si trasformano nel nostro banco di lavoro e la stanza si riempie di aria d’estate. Sono cinque mazzetti di basilico che sono diventati in men che non si dica protagonisti del pomeriggio.

Basilico Genovese D.O.P.

ingredienti pesto genovese

Iniziamo a fare il nostro genovese al mortaio, pestando gli ingredienti accuratamente selezionati per ottenere un prodotto d’eccellenza.
Mentre prendiamo a poco a poco confidenza e manualità con il mortaio, le parole di Roberto ci portano sul mare, sulla Riviera Ligure che produce l’Olio Extra Vergine di Oliva D.O.P. di questa regione e l’aglio di Vessalico, in provincia di Imperia.
E poi giù, lungo la costa, nel Parco Naturale della Maremma dove la Pineta Granducale dona al mondo pinoli di grande qualità.
Dall’altra parte del Tirreno la Sardegna porge il suo Fiore Sardo, che unito al Parmigiano Reggiano Stravecchio esalta con estrema armonia il cuore di questa salsa regale, sua maestà il Basilico Genovese D.O.P.
Si passa da una risata allegra a un attento ascolto, per concludere il tutto spalmando il proprio basilico su un pezzo di pane, pienamente soddisfatti del sapore, mentre alcune persone da fuori sbirciano alla porta incuriosite.

pesto genovese

pestogenovese

Lasciando Il Genovese, Roberto e i nostri capolavori culinari, ripartiamo con un gusto di aglio e basilico in bocca, saporito come saporite sono le persone di questa Genova, accoglienti, vivaci, e soprattutto vere.
Il meglio della giornata, però, deve ancora arrivare.
E nessuno di noi sa ancora bene cosa lo aspetti per cena.
Dopo un bagno veloce si riparte per la serata. Non c’è un attimo da perdere, anche se la meravigliosa stanza d’albergo in cui mi trovo e la bellissima SPA, al piano di sotto, vorrebbero tanto coccolarmi un po’.

Un aperitivo veloce in Piazza delle Erbe, dove l’aria è frizzante e vivace, e i ragazzi si godono il clima meraviglioso di questa città: mite e primaverile persino a Marzo.
Ci avviamo verso la casa dove si svolgerà la nostra cena.
Già, una casa di autentici genovesi.

Entriamo in un tipico palazzo della città, alto, con un grande portone.
I gradini sono in ardesia, neri, consumati dal tempo di mille piedi, calpestati da anni e anni di storia.
Entrando a casa di Paola e Alessandro si respira un bouquet di profumi così diversi tra loro che sarebbe difficile descrivere in poche parole quello che ti accoglie.
Il quotidiano, una casa vissuta, abitata da persone vere e allo stesso tempo raffinata e curata nel minimo dettaglio. I particolari.
La stretta di mani calde, il profumo dell’aceto delle alici marinate, la cucina, il piano di lavoro un po’ caotico e la tavola, in sala, apparecchiata con eleganza.
Colori, voci, nomi, profumi. Essere qui, ora, è una tempesta di informazioni nuove.
Le sciamadde Genova Le sciamadde Genova

Mi riporta alla realtà Francesco. Mi corre incontro, mi prende per mano, e mi porta in camera sua, a vedere i suoi giocattoli.
Ha quattro anni e l’intelligenza acuta di certi bambini pieni di stimoli.
Quelli a cui vengono lette tante storie, che imparano sempre cose nuove o che viaggiano molto. Lui vede la gente viaggiare, persone che passano dentro casa sua e lasciano alle sue antenne ritte parte dei loro mondi, della loro curiosità e dei loro viaggi.
Non mi lascerà un secondo, per tutta la sera, portandomi a zonzo per casa o chiedendomi di leggere il suo libro dei dinosauri.
Il suo sorriso lo porterò a lungo nel cuore e di certo tornerò a trovarlo nel tempo, per vedere quale meravigliosa persona diventerà crescendo.

Acciughe marinate Acciughe marinate

Sono seduta a capotavola e alla mia destra c’è Paola, la donna di casa, la sua personalità. Solare, bella, elegante e semplice insieme, proprio come l’abitazione che lei stessa da architetto ha disegnato.
Alla mia sinistra c’è Giancarlo, lo chef della serata.
Racconta storie di piatti e profumi, ricette e luoghi lontani, e continua a riempire il mio bicchiere di vini deliziosi.
Un fresco Vermentino apre la cena e accompagna gli antipasti: acciughe marinate proposte con diversi profumi, un tripudio di erbe aromatiche, da quelle del balcone di casa a quelle esotiche, di terre lontane, giunte via mare secoli fa.
Muscoli gratinati – cozze – che profumano di uva sultanina e torta pasqualina, la stessa che dissetava marinai approdati al porto di Genova, di ritorno da lunghi viaggi pieni di salsedine.

Un Cinque Terre del 2010 accompagna il primo di croscetti genovesi in salsa di pinoli. Sublime e un acidula per la già amata prescensoa.
I corzetti hanno la stessa forma delle ostie. La loro forma, l’amalgama con la salsa e la virtuosità del vino hanno un sapore divino.

I secondi piatti sono sardine gratinate al forno e coniglio alla ligure con olive taggiasche e pinoli, abbinato a un Rosso dei Colli di Luni.
Siamo pieni, pieni di delizie e di vino, di parole e sorrisi, ma sono d’obbligo la stroscia e i canestrelli, dolci tipici cotti in forno a legna che si sciolgono in bocca sorseggiando uno Sciachetrà D.O.C. Cinque Terre, un passito che profuma di frutti dolci e di estati calde.

Ci perdiamo in chiacchiere, fino a tardi.
Parliamo, ci scambiamo le vite come se fossimo legati da sempre. Emergono aneddoti, passioni in comune, e prima di andarcene Paola mi mostra una splendida stampa di Luigi Ghirri, con orgoglio ed entusiasmo. La sua tesi di laurea, che ritrovato leggendo alcune mie cose, legate ancor prima di incontrarci qui, e ora. Le citazioni di Dante e Tolkien, Venezia.
Mi porto a casa un poco della sua vita, e le lascio un poco di cuore.
Rientriamo a casa, in hotel, e camminando per le strade di Genova io mi emoziono.
Una delle serate più magiche della mia vita.




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8 Comments

  1. Bellissimo questo tuo racconto, mi hai fatto immergere in una città stupenda, che a volte dimentico, essere la mia.

    • Grazie a te Chiara, a voi.
      Così veri e, sì, accoglienti. Al contrario di ciò che in molti dicono.

  2. Che dire Sara sulle tue indimenticabili parole? Mi sono emozionata ho letto con ingordigia il tuo racconto e poi l’ho riletto. Ho rivissuto quella serata in ogni suo momento. Ed ho rivisto gli occhi biricchini di mio figlio Francesco che ha amato coinvolgerti a modo suo proprio come me. Hai esattamente colto quale sia il mio disegno per lui: respirare nella sua casa l’esperienze di genti lontane per riempire la sua piccola bisaccia e per renderla sempre più pesante, più carica di vita. Imparerà come me ad amare gli altri e a dimostrare loro apertura ed accoglienza. Io per ora lo faccio attraverso il mio lavoro e la mia casa. Lo faccio con Alessandro, Anna e Marco attraverso la nostra Associazione “Le Sciamadde”.

  3. giancarlo marabotti |

    brava Sara, com’è fresco e coinvolgente il tuo raccontare hai l’istinto sensoriale degli animali, annusi l’aria vedi i colori gusti i sapori ascolti i suoni ma sai cogliere l’essenza emotiva di ognuno di noi, stai egualiando Lord Byron e Ghote nei loro racconti attravarso l’italia!!!!!!
    sono contento che la mia ricerca sui cibi della tradizione
    sia stata di tuo gradimento sai io sono un filantropo e trasmettere il sapere dei sapori è un riconoscimento alla fantasia delle nostre nonne e delle nonne di tutto il mondo.
    se pensi che questi saperi sapori provati veramente li possiamo comunicare mi sarebbe gradito . chiamami che a voce mi viene meglio.
    quando passi per la liguria qui ad Arenzano sei mia ospite
    un abbraccio e un grazie
    giancarlo

  4. Complimenti pe ril tuo racconto di viaggio, vissuto veramente a contatto con la gente e coi sapori di questa terra. Da ligure conosco bene Genova ed apprezzo gli aspetti più genuini della città.

  5. Adoro come scrivi perchè riesci a descrivere in questo modo, cioè nel modo con cui avrei sempre voluto farlo io, la città che per me, per ragioni di cuore, è diventata una seconda casa. Mi capita spesso che chi non è mai stato a Genova abbia un’idea un pò negativa della città, me ne dispiaccio anche parecchio..vorrei che tutti vedano quello che vedi tu, e anche io 🙂

    • Genova è diventata, già dopo la mia prima visita, la città che più amo al mondo.
      Non è una città per tutti, non tutti possono amarla. Bisogna saper vedere, dietro ai muri decadenti di via Pré, la storia che ha segnato questa città.
      Io la amo per questo, per come ha saputo rinascere, per la voglia che ha di vivere e di mostrarsi bella, dopo anni e anni di frustrante abbandono.

  6. Ti leggo solo ora, 22 giugno 2014.
    Ti ringrazio per aver raccontato la mia Città, la Superba, con la delicatezza che merita. Non avrei saputo fare di meglio 😉
    Pierandrea

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