All’Arembaggio. Un aperitivo ‘come si deve’ alla vigilia del mio primo tattoo

Avevo preso appuntamento per il mio primo tatuaggio no? Giovedì 21 alle ore 20, ma poi succede che il Black Pirate organizza un aperitivo per il giorno prima.
Allora penso che sia un’ottima idea partecipare, all’indomani della mia iniziazione.

Arrivo al parco Perle d’Acqua di Riccione da sola, la mia amica Giada arriverà più tardi trattenuta in ufficio.
Di tutti i personaggi presenti conosco solo Ale – quello che voleva fare praticantato su di me – e temo solo che mi inizi a sfottere appena gli capiterò sotto tiro.
Invece no, è in buona.
Riesco a passare inosservata anche se sono bianca. Non bianca come poco abbronzata, ma bianca “vergine”, come una pagina bianca, visto che ancora non ho nessun tatuaggio.
Penso che in certe situazioni un bel dragone aggrappato alla schiena farebbe davvero comodo, magari un teschio su una spalla, ma non sono cose che si possono comprare al tabacchi all’ultimo momento, dunque meglio non pensarci.

Decido di prendere una birra ma poi avvicinandomi al bar vedo che tutti bevono mojito e quindi, perchè no, chiedo anche io un rum e menta.
Il barista esordisce con un “uno sei due dieci“.
Forse sono ancora un po’ fusa dal lavoro, forse sono davvero la persona più svampita che conosco (mi capita spesso di pensarlo). Ribatto “uno sei due dieci???”.
Capisco che si tratta della promozione della serata, ovvero un mojito sei euro, due mojito dieci euro.
Mentre tolgo il portafogli dalla borsa mi cade qualcosa.
Come quando cerchi di darti un tono – che ovviamente non hai – mi cade dalla borsa il buono sconto del 30% della Coop su tutti i prodotti del banco macelleria. A ricordarmi che anche se frequento certi pool party, sono pur sempre un incrocio tra una donna in corriera (no non è un refuso) e una desperate housewive.

Sì è un pool party, in piscina, perché Perle d’Acqua è una sorta di centro benessere con vasche tutte colorate per l’idroterapia.
La prima piscina quando si arriva è quella rossa, che sembra l’acqua del Nilo colpito dalla piaga del Signore e tramutato in sangue. Mi sembra molto a tema con lo stile della festa a dire il vero.
Molto pulp.
Ci sono manzi che sguazzano e si tuffano nella piscina principale, che buttano le ragazze in acqua e schizzano chiunque si trovi nel circondario. Una festa in piscina di tutto rispetto insomma.

Arriva la mia amica Giada, arriva un altro giro di mojito – doppio (ricordate l'”uno sei due dieci”?) – e arriva anche l’amico barman con la bottiglia di Pampero, che fa il giro presso tutti gli ospiti e gli infila la cannella in bocca.
Sono debole, in effetti, ma anche furba, in effetti.
Dunque non dico di no per non passare per la sfigata di turno – mamme lo so che è un atteggiamento leggero, non bisogna mai lasciarsi trascinare, soprattutto quando si tratta di alcol e droga, lo so – ma sono anche furba, dunque tengo il rum in bocca finché il barista non si è allontanato – mentre il suo 40% di gradazione alcolica mi brucia il palato – e poi lo sputo con nonchalance nella siepe dietro di me.
Non farà lo stesso, purtroppo per lei, la Giada, che mentre io cerco un diversivo al buffet sarà pure costretta ad un tremendo “ripasso”.
Ora, evitiamo di chiederci quanti e quali individui abbiamo bevuto da quella stessa cannella e continuiamo a divertirci.

Con l’avanzare della serata – e probabilmente anche l’aiuto delle tenebre – riusciamo a rimorchiare due ragazzini milanesi tutti eccitati. Il classico genere di ragazzetti che invade Riccione tra la seconda settimana di Giugno (quando chiudono le scuole) e l’ultima di Agosto.
In realtà la mia credenza di essere ormai “obsoleta” e poco interessante per essere considerata una “su piazza” non me la toglie nessuno, considerando anche il fatto che questi due hanno poco più di vent’anni e probabilmente non hanno mai visto nulla che si trovi al di fuori della tangenziale di Milano.
Ci chiedono dove andiamo, se vogliamo ballare e se facciamo una foto con loro. Neanche fossimo Shakira e Rihanna.
A dire il vero alla Giada l’altra sera l’hanno chiamata Shakira…ma questa è decisamente un’altra storia.

Ci chiedono se al Peter pan li fanno entrare vestiti così. Io sono in buona ma c’è un limite a tutto e a quello che porta il berretto nero girato all’indietro in stile Jovanotti for president rispondo secca “forse se ti togli il cappellino sì”.
Purtroppo neppure la mia acidità riesce a toglierceli di dosso, così scappiamo via con la scusa del bagno.

Quando torniamo li troviamo in pista che ballano con le due piratesse della serata e dopo la sfilata per l’elezione di Mr. Black Pirate occuperanno la pista incitati senza ritegno dal “presentatore” del contest: Ale, quello del praticantato.
La serata prosegue, la musica è ottima e ad un certo punto perdo la mia amica Giada.
Mi preoccupo cinque minuti d’orologio e poi la vedo sbucare da sotto il tavolo del bar. Era andata a fare una chiamata lì sotto, perché con la musica non sentiva.
Forse sarebbe bastato spostarsi dalla brandina a cinque centimetri dalle casse da duecento watt, ma questi sono dettagli e lei, in questo stato, non credo che si in grado di fare attenzione ai dettagli.

Non ha perso però lo spirito di autoconservazione, continua infatti a gridare “che schifooo!” ogni volta che le torna in mente di essersi attaccata alla bottiglia del Pampero, ma non disdegna di sgozzarne ancora un po’ ogni volta che ripassa il somministratore.

Insomma la serata procede bene: un pool party di tutto rispetto questo.
Mi guardo un po’ intorno e vedo Mauricio da solo, un po’ in disparte. Mauricio è il giovane argentino che domani mi fregerà del mio primo marchio a vita.
Vado da lui e gli chiedo se si ricorda di avere un appuntamento con me all’indomani.
Prima mi guarda, mettendomi a fuoco attraverso le lenti appannate dell’alcol e mi dice “Sì. Claro!” indicando il mio polso, il sinistro.
Incredibile! Si ricorda davvero!
A quel punto gli attacco una pezza mostruosa che si conclude con una domanda “Mauricio secondo te piango io domani? Si accettano scommesse”.
E la risposta, che poi diventerà la frase della serata, è: “Questo no es un mio problema. Yo solo debo pensar de fare un buon laboro. Esto es un problema de tua concentrasione y meditasione”.
Bene, l’importante è che lui pensi a fare un bel lavoro, e che da qui alle 20 di domani sera abbia smaltito la sbornia che si ritrova addosso in mezzo ai tatuaggi.
Così chiacchieriamo un po’, dell’Italia e del suo lavoro, mentre la Giada, come un bambino che ha appena assistito ad un gioco di prestigio, infila le dita nel vuoto del suo lobo, allargato di un centimetro da un dilatatore di legno nero.

Verso mezzanotte decidiamo che è il momento di ritirarci.
Tutto sommato è stata una serata intensa, ma breve. E quest’ultima cosa magari ci aiuterà domani, quando saremo cotte davanti al pc dell’ufficio.
Torniamo a casa – grazie al cielo poco lontana -, con la Vespa di Marco, in una chicane ripetuta, mentre io penso solo a domani e la Giada rosicchia i miei biscotti.




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6 Comments

  1. Pure io ho fatto il tattoo da loro, anzi sono andata a ripassarlo proprio ieri e il primo quando erano ancora a Riccione! : )

  2. Mmmmm…Fede ma loro SONO a Riccione. Hanno lo shop in zona stadio del nuoto. Forse non parliamo dello stesso Black Pirate Tattoo perché non sei la prima che mi dice così

  3. Chiedo l’aiuto del pubblico allora…io ne ho fatto uno lì l’anno scorso e uno quest’anno da quelli a Rimini…secondo me loro l’hanno lasciato ad altri a Riccione perchè io son sicura siano gli stessi… bo!

  4. Dilatatore di legno??? Giadaaaaaaa

  5. Dilatatore di quelli per i lobi però! Non so neppure se si chiamano così

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