Il terremoto in Emilia. Un camper. Gli europei e la particella di Dio.
Questo è il primo ed unico guest post di Travelgum.
Volevo condividere questo racconto, che non ho scritto io ma un amico di Marco, che quindi è anche un po’ amico mio.
Dico “Grazie Luca, per avermi permesso di pubblicare qui la tua storia.
E poi finalmente conoscerò anche i tuoi bambini”.
E anche per avermi fatta commuovere, ma commuovere bene, che in fondo questa è una storia a lieto fine.
Dopo le prime scosse di Maggio, abbiamo dormito anche noi un paio di notti in camper e i bambini si sono divertiti come matti, specialmente Pietro, 2 anni e mezzo, alla scoperta del mondo.
Voleva continuare a dormirci anche dopo, forse per sempre.
Poi ho prestato il camper a Giovanni, i suoi suoceri hanno 70-75 anni e non ce la facevano più in tenda.
Dopo qualche giorno, una domenica, si é sentita un’altra scossa forte: Pietro si é spaventato molto e mi fa: “Papà dommiamo campe, eh”
E io: “No, non c’é il camper”
Lui: “pecchèèèèèè’???”
“L’ho prestato a un mio amico che aveva bisogno”
Lui mi ha guardato con stupore infantile e con la naturalezza dei bambini, mi ha spogliato con uno sguardo che diceva “ma sei scemo, noi siamo in pericolo e tu dai via il camper, ma che padre sei?”
Però si è limitato a dire:
“Papà, teemoto, casha cade, noi sgia, eh” (papà se viene il terremoto e cade la casa noi scappiamo dalla zia – visto che hai rinunciato alla nostra sicurezza: il camper).
E per un’ora ha ripetuto senza sosta questa frase, fino a che – stanco stecchito per la paura e la nuova consapevolezza di avere un padre irresponsabile che l’ha tradito – è crollato nel sonno dei giusti e degli indifesi.
Ma fosse finita qui…
Da allora per due settimane, quando veniva qualcuno a casa nostra, gli correva incontro e gli diceva “ee teemoto, casha cade, campe più, Papà amico, eh” (che vuol dire “ovviamente lo sapete tutti che c’è il terremoto, ma non immaginereste cosa ha fatto mio padre? Ha dato via il camper! Meno male ho una zia buona che ci ospita se ho paura).
Poi siamo andati qualche giorno al mare e il magone che aveva in gola si è sciolto.
Una settimana fa siamo andati a sistemare i miei occhiali da un ottico che si chiama Giovanni, come l’amico a cui ho prestato il camper: Pietro salta in piedi e dice “Camppeee”, ma era solo un falso allarme.
Domenica scorsa mi hanno restituito il camper mentre noi eravamo via, quando siamo tornati Pietro, vedendolo in corte, bianco e fiero come il David di Michelangelo, ha sgranato gli occhi come se si stesse calando dal cornicione l’uomo ragno in persona, e ha fatto un sospiro che non si sentiva da quando Romeo corteggiava Giulietta, gridando:
“E’ tonnato!”, riferendosi all’apparizione di san Camper el salvador facendo il primo sorriso commosso della sua vita.
L’ha detto come se fosse stato proprio il camper a decidere di tornare da lui, come Lessie, come un Ulisse degli indifesi.
E così ha cominciato la fase reiterativa, dicendo a tutti quelli che venivano a vedere la partita dell’Italia “è tonnato, campe tonnato”.
E mentre noi soffrivamo per la sconfitta dell’Italia, lui ballava, correva, giocava e cantava perchè era il gran giorno del camper.
Alla fine si è addormentato a notte fonda, come uno spagnolo festante e con un sorriso ancora così energico da far accendere l’acceleratore del CERN.
Poi l’altro ieri a Ginevra hanno scoperto il bosone di Higgs.
E solo io so che il merito è di un bambino di due anni e del suo camper tonnato.