Civitavecchia – Olbia, passaggio ponte. L’alba delle nostre vacanze

Finalmente le mie amate ferie in Settembre, quando tutti sono già rientrati, quando le giornate hanno già iniziato a ritirarsi e quando il sole del giorno è meno violento.
Si parte per la Sardegna, in questa estate all’insegna delle isole, che sta finendo come sempre in tutta fretta, lasciando poco o nulla di quello che ci si aspetta da una stagione estiva che si rispetti: un briciolo di abbronzatura e tratti del volto ben distesi.

La traversata verso Civitavecchia scorre piacevolmente attraverso la gola del Furlo e certi profili ben conosciuti, che da sempre mi accompagnano all’altro lato dell’Italia, quello Tirrenico.
Una pausa per il rifornimento ed un’altra per mangiare, su un promontorio da cui si intravede già il porto e due persone stanno giocando con il vento lanciandosi con i loro parapendii.

L’arrivo al porto è come sempre traumatico, per quella leggerezza che ogni volta mi fa dimenticare di chiudermi gli occhi, e non ritrovarmi innanzi a imbarcazioni di dimensioni spropositate, inaudite, improponibili e inaccettabili.
Una sola crociera per fortuna, anche se, comparsa così all’improvviso, mi vale un urlo e la solita agitazione.
Viaggeremo per la prima volta di notte, con un passaggio ponte che ci farà sentire giovani.
Per provare l’ebbrezza di dormire in un sacco a pelo, di notte, guardando le stelle e respirando il profumo del mare.
Per tornare un poco adolescenti e recuperare quei momenti di cui sopra e perché in fondo a noi piace così, all’avventura.

In realtà le stelle non le vedremo, perché se non vuoi che l’umidità ti uccida e interdica le tue giunture, devi scegliere una posizione riparata, tipo ponte coperto.
In realtà non sentiremo neanche l’odore del sale, perché il posto che abbiamo scelto è anche il preferito dalla tribù dei fumatori, che divoreranno le loro mille sigarette sotto vento, riducendoci nervosi e affumicati in perfetto stile anni ’90 quando usciti dai locali i vestiti non eran tanto da lavare quanto a volte da buttare.

A parte questo riusciamo a prenderci il posto migliore di tutto il traghetto (Saremar una compagnia che consiglio vivamente, un’imbarcazione – la nostra – nuova e pulita) racchiusi tra un angolo e una cabina di non so cosa, abbastanza riparati da tutto. Riparato ma non soffocante, fresco ma non freddo.
Stendiamo subito i nostri materassini e sacchi a pelo per riservarci questo angolo che per la serata diventerà la nostra suite imperiale.

Nel frattempo se ne vedono passare di facce e persone.
Alcune così strane da sembrare quasi delle caricature. Come quella coppia di metallari, lui sulla sessantina, rachitico e ricurvo sotto una gobba di altri tempi, i capelli grigi sudici e la pipa fumante sotto un basco di lana pesante, con  dei grandissimi occhiali alla Woody Allen.
Lei più giovane, immensa, una Loredana Bertè obesa e con soli due denti rimasti, quelli davanti, due sopra e due sotto. Anelli e collane a volontà, vestita tutta di nero come qualsiasi rocker che si rispetti, ma con uno zainetto rosa simile a quello delle bambine ai primi anni delle elementari, pieno di brillantini e luccicherìe.
Sembrano una caricatura venuta male, un grottesco che non può, comunque, non suscitare simpatia. E forse un po’ di compassione, ma solo per quei pochi denti rimasti.

Mentre il via vai di quella che sembra la più frequentata zona fumatori dell’anno prosegue, nel mio solito stile, mi infilo nel mio sacco a pelo e mi metto a dormire.
Sono le 22 circa e sono molto stanca, lascio Marco sveglio mentre legge il suo grosso libro appena cominciato, ci diamo il bacio della buonanotte e mi addormento tenendogli la mano. Esattamente come se fossimo a casa, in una serata qualsiasi.
I fumatori passano e ci buttano uno sguardo, qualcuno sorride, qualcuno ci ignora, nella nostra insolita intimità pseudo-domestica.
Il nostro letto è piuttosto comodo, anche se secondo Marco sarei capace di dormire ovunque.
Con lo zaino al posto del cuscino e il sacco a pelo tirato fin quasi sopra il mento, le condizioni non sono poi così male.

Mi sveglio una volta, in piena notte, per il via vai di persone che passeggiano insonni.
C’è una coppia di slavi dalla faccia poco raccomandabile, che mi ritrovo davanti ogni volta che apro gli occhi.
Sicuramente anche io, in questo momento, avrò una faccia poco raccomandabile, e loro non si sono fermati un attimo, non hanno dormito e hanno solo fumato. Ininterrottamente.

Poi mi sveglierò di mattina, poco prima delle 6, poco prima di attraccare. Mentre praticamente tutti quanti sono svegli e mi guardano incuriositi chiedendosi se sono morta o solamente addormentata.
Son fortune queste, di riuscire a dormire anche in condizioni sfavorevoli.
Mi alzo fresca come una rosa, rilassata e pronta per partire.
Marco invece, ginocchia dolenti e una faccia che sembra stato investito da un’intera flotta Saremar, cerca di rifarsi e svegliarsi un po’ sorseggiando un cappuccino.

Eccola qua, coi colori che vanno dall’indaco al lilla…l’alba delle mie vacanze.




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