Corsica. L’entroterra, le montagne e Corte

La giornata di oggi, ovviamente, inizia all’alba. Mi sveglio verso le 6:30, prendo la macchina e faccio un giro in centro sperando di trovare qualcosa aperto per comprare qualche croissant, ma a quanto pare nessuno a Ghisonaccia ha fretta di alzarsi.

Ghisonaccia

Ritorno all’appartamento, mi metto il costume e me ne vado al mare, che di mattina è sempre più silenzioso e cheto che di sera. Arrivando sul ponticello di legno che attraversa un fiumiciattolo prima di arrivare alla spiaggia, mi imbatto in uno straordinario concerto di gracidare. Un coro di rane, con tanto di tenore e soprano, sembra cantare odi allo specchio d’acqua, mentre sul filo dell’acqua un elegante volatile – somiglia vagamente ad un’anatra ma è nero con il dorso piumato di bianco – s’infila tra delle canne con del cibo in becco. Lo scatenarsi di deboli cinguettii lascia immaginare per chi sia quel pasto mattutino, e dopo aver imboccato il suo nido se ne riparte in cerca di altro da mangiare.
Nel frattempo, una piccola tartaruga nuota appena sotto la superficie dell’acqua, si ferma a mangiucchiare qualche foglia e appena sente i miei passi se ne riparte nuotando con tutte e quattro le zampette, una riga rossa sul capo.

La spiaggia è deserta, mi stendo così ad ascoltare il ripetitivo suono delle onde che si riversano debolmente sulla riva. Il sole non è ancora altro e l’aria e piacevolmente fresca.
Dopo che Marco si è svegliato stiamo un po’ in spiaggia a rilassarci e prendere il sole, nel frattempo il bambino dotato di metal detector arriva dal ponte come fosse uno zombie o un giovane matto. Il rumore metallico, fastidioso e ripetitivo del marchingegno che impugna rende la situazione a metà tra l’irritante e il comico. Quando il suono si fa più insistente il piccolo pazzo esulta in una lingua che inizialmente non comprendo: estremamente entusiasta parla da solo – probabilmente si sta complimentando con sé stesso – ed inizia a scavare una buca con la sua piccola pala blu. Continuando ad automotivarsi rischia quasi di cadere dentro la sua stessa buca, poi se ne riparte verso nord, e sparisce in lontananza con il capo ricurvo e lo sguardo fisso sulla sabbia. Che strana infanzia e che strano passatempo.

A metà mattinata andiamo a fare la spesa in un supermercato vicino al villaggio, pranziamo molto molto presto, in modo che alle 12:30 abbiamo già mangiato, fatto una piccola siesta e siamo pronti per partire alla scoperta dell’entroterra verso Corte.
Subito dopo il centro di Ghisonaccia imbocchiamo una stradina che inizia a salire in direzione opposta al mare. Bastano pochi chilometri ed il paesaggio è già tramutato in uno scenario montuoso, aspro ed impervio, che nulla ricorda del mare lasciato appena poco prima.

Corsica entroterra

Alte guglie di granito sovrastano strette vallate scavate del fiume Vecchio. Il Mont Kyrie Eleison è ricoperto di foreste, di un verde vivace smorzato solo dall’umidità che vela di foschia le vette in secondo piano, che si alternano una dopo l’altra fino ad arrivare, sullo sfondo, a delle cime alte ed innevate. L’aria fuori dal finestrino inizia a raffreddarsi e rende ancora più piacevole il viaggio. Defilé de Strette e Defilé de l’Inzecca sono degli strettissimi passaggi dove la strada passa tra due rocce: la costa della montagna a destra, che sovrasta tutto, e a sinistra un grosso sperone che si affaccia sulla vallata.

Corsica entroterra

Ad un certo punto un belvedere si affaccia sul Fiumorblu, che in questo punto allarga il suo letto e forma uno specchio d’acqua pittoresco, con il sole che si riflette sulla superficie e le pinete larici che gli fanno da sfondo. La nostra prima tappa verso Corte è Ghisoni: un gruppetto di case di montagna che non sembra offrire altro che un ufficio postale e una fontana vuota. Salendo su una strada che porta fuori dal paesino un gentile monsieur ci avverte che la strada è bloccata e che dobbiamo tornare indietro. La moglie, comodamente seduta davanti casa a contemplare la quotidianità, ci avverte con aria gioviale che abbiamo i fari accesi. Noi sorridiamo, ringraziamo e torniamo indietro.
Cambiamo tragitto e all’unghiamo la strada di un po. A dire il vero non solo di un po’, perché cambiare itinerario quando ci si trova a più di millecinquecento metri di altezza, la cosa non può essere immediata, si cambia strada e il che può voler dire svalicare in un altro punto risalendo un’altra cima. Come nel nostro caso.

Tornando indietro nel centro di Ghisoni c’è un vitello che passeggia tranquillo per le vie del paese, apparentemente disinteressato al nostro passaggio. Appena si accorge di noi lancia un muggito sonoro che riecheggia in tutta la piazza, mentre la madre sta brucando vicino alla fontana vuota che ora un vecchio signore si accinge a pulire.
Il cambio di itinerario ci porterà a percorrere più di quaranta chilometri di strada tortuosa a strapiombo sulla vallata, strada senza sponde dove il doppio senso di circolazione, fino a che non incontri un’auto che arriva dalla direzione opposta, sembra solo una vaga supposozione. Un’aquila plana da una guglia all’altra, un secondo è qui sopra di noi e il secondo dopo è un puntino che si perde sulla costa opposta.

Ghisoni - Corsica

Arriviamo a Corte stremati dal lungo viaggio e dal caldo. Il paesino si presenta grazioso, con la cittadella abbarbicata su un cucuzzolo. Corte, vecchia capitale corsa, è l’unico centro universitario dell’isola. I turisti sono tanti ma sembrano comunque in minoranza rispetto ai giovani studenti che popolano il corso principale seduti fuori dai caffè, fumando, chiacchierando e giocando a carte con aria spensierata.

Siamo affamati così decidiamo di fermarci a mangiare qualcosa in uno dei tanti graziosi locali che fiancheggiano le piazzette e i viali principali. Ne scegliamo uno a lato della strada che sale e porta verso la parte alta della città. Purtroppo, vista l’ora, non è possibile mangiare, ordiniamo così due birre ghiacciate e stuzzichiamo i deliziosi salumi còrsi che comunque ci vengono portati come assaggio. Dopo esserci riposati un po’ ci rimettiamo in moto per fermarci poco dopo, in un bel negozio di salumi e formaggi per farci fare un bel panino. Il panino è immenso e il formaggio è delizioso. Ci fermiamo a mangiarlo seduti su un muretto in angolo particolarmente nascosto e pittoresco, lontano dal passaggio.

Sotto di noi, un capannello di locali discute animatamente in còrso, questa lingua sconosciuta e così particolare, da sembrare un simpatico miscuglio di francese, italiano, sardo e chissà che altro.

Una volta sazi ripartiamo per arrivare al belvedere: uno sperone di roccia da cui si sovrasta la parte bassa di Corte e le montagne che spalleggiano la cittadella e tutta la città.

Per il viaggio di ritorno scegliamo una strada veloce e scorrevole, e io sono così stanca che mi addormento nel giro di pochi minuti.

Corte - Corsica




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