Gargano: Peschici e il profumo di passato
Si parte alle 15 di pomeriggio, dalle coste ancora affollate di Romagna, per attraversare tutto il centro Italia e arrivare fino al sud.
Si passa dall’autostrada che osserva dall’alto il mare delle Marche e poi l’Abruzzo, tutto quanto, prima di arrivare a destinazione.
Prima del Salento il Gargano, baluardo di Puglia.
Peschici ti compare davanti, mentre percorri la strada panoramica che arriva dall’autostrada. Abbarbicato sul suo promontorio che pare il trespolo di un uccello, illuminato di piccole lucine arancioni e affacciato sul mare.
Salendo a piedi per le sue stradine verso il centro, si arriva ad un intreccio di vicoli bianchi, con negozi che vendono fischietti e prodotti tipici della zona. I turisti sono vestiti a festa, perchè chi soggiorna qui non ha altre alternative per la serata.
Una granita, un gelato, qualche minuito ad osservare un uomo che ritrae il passante di turno.
Cercando una via più appartata si trova su un muro un’indicazione, scritta su un pezzo di legno fradicio, “presepio caratteristico”.
Seguendo le indicazioni si passa sotto scalette da cui pendono buganville colorate, si incontrano piccole anziane sedute davanti l’uscio di casa tutte intente ad osservare il nulla, a respirare un po’ di frescura.
E poi si arriva in questa piccola cantina, davanti la quale una vecchia signora, autoritaria nonostante l’esile corporatura, dirige una conversazione con altre due donne un poco più giovani, parlando un dialetto sconosciuto.
Dentro, quintali e quintali di ferro, stoffa, legno e qualche statuina di una natività allargata.
Padelle, maschere antigas, corredi, vecchi coltelli, calzature consumate e vecchi vestiti, attrezzi agricoli, biciclette degli anni ’20 e quaderni, specchi e pettinini.
Un odore di chiuso misto a muffa e canfora. Un odore di casa di nonni, chiusa da anni, di cassetti con dentro chili e chili di passato.
Il primo giorno della nostra vacanza è un giorno uggioso, grigio e malinconico.
Scendiamo al porto per scattare qualche foto e ammirare questo mare, così italiano eppur così diverso da quello che siamo abituati a toccare.
Una passeggiata a Vieste per testare il vento, troppo forte per il kite per due principianti come noi. L’orizzonte è puntellato di vele colorate di kitesurf e , il cielo pieno di nuvole e il vento che soffia forte ci riempie di quell’eccitazione che solo chi pratica questo sport riesce a capire. L’arrivo di quel vento tanto atteso, che a quanto pare, qui, non si lascia certo desiderare come a casa.
1 Comment
ho tre ricordi molto belli:
1) le scale per arrivare al presepe…sembravano infinite ma arrivati dentro casa sembrava essere tornati indietro nel tempo.
Tra tutte le cianfrusaglie in vendita c’erano anche dei pappagalli per gli anziani .
Ero rimasto colpito dalla povertà e semplicità di quella famiglia che allo stesso tempo esprimeva una grande rispettabilità e fierezza ad aprire le porte della propria casa. Forse quella fierezza che solo gli anni di esperienza possono darti.
2) ricordo i ragazzini al porto che pescavano …in particolare due di loro che poi scoprimmo essere fratelli, tanto diversi dai ragazzi della romagna. Due fratelli che dimostravano circa la stessa età, silenziosi e calmi. Uno dei due, forse il più grande aiutava e istruiva l’altro insegnandogli i trucchi del mestiere come solo un fratello maggiore può fare. Probabilmente la vita li avevi fatti maturare molto in fretta, probabilmente pescavano per portare a casa un pò di pesce e non solo per il gusto di farlo, sicuramente non si depilavano il petto e spalmavano cremine dopo la palestra.
3) i fischietti di coccio, venduti e utilizzati ovunque per il paese con il loro verso stridulo in stile cornacchia