Palermo, che si sgretola sotto gli occhi di chi la guarda
Ho atteso a lungo la mia prima volta in Sicilia, arrivata quasi per caso grazie ad uno dei miei più cari amici che ha stupito tutti decidendo di sposarsi.
Caterina, di Calamonaci.
A chiunque mi chieda come mi è sembrata, com’è andata la mia mini vacanza siciliana, rispondo che è stata come una doccia fredda.
Trovare una così splendida terra abbandonata a sé stessa e a un impietoso destino è stato così, una doccia fredda, che mi ha fatta sentire ignorante e scioccamente inconsapevole.
E’ il Sud Sara, né più né meno mi ha scritto un amico.
Palermo ci ha accolti con un primo pomeriggio moderatamente caldo, quasi a voler attutire il colpo.
L’imponente cattedrale, figlia ibrida di cristiani e saraceni, testimonianza ed erede di epoche diverse e differenti culti.
Un’oasi di splendore in un contesto che sembra esserle quasi estraneo, che la osserva da fuori con estremo rispetto e riverenza.
I muri scuri e sgretolati di Palermo ti accompagnano dai Quattro Canti lungo corso Vittorio Emanuele, per consegnarti, quasi con un sospiro di sollievo, al grande cortile che ti introduce alla splendida cattedrale.
Le proporzioni tra le vie e le piazze di Palermo sembrano studiate per stupirti, e non lasciarti risentire troppo di ciò che ti circonda.
E non parlo di proporzioni geometriche, ma del fatto che dopo un po’ di tempo a passeggio, dopo una porzione di città che sembra possa cadere da un momento all’altro sotto il tuo sguardo, incontri Teatro Massimo o Politeama. A tentare di risollevarne la dignità estetica.
Il nostro soggiorno a Palermo sarà breve, troppo breve purtroppo.
Il tempo di passare per Vuccirìa, sul tardi, vedere i mercanti che ritraggono le merci e chetano le voci, instancabili e squillanti del giorno.
Buttarsi di mattina presto in mezzo ai banchi de Il Capo, mangiare pane c’a meusa all’Antica Focacceria di San Francesco, che ha detto no alla Mafia ed é motivo di orgoglio di molti palermitani.
Mercato del Capo dove il tempo si è fermato ignaro di ciò che accade fuori, troppo intento a sopravvivere a sé stesso e a ciò che lo circonda.
Con la veracità che solo i mercati riescono ad offrire.
L’essere veri, innanzitutto, e l’essere custodi del reale.
Osservarli, odorarli e capirli, per comprendere l’anima e la vita di un luogo.
Il tempo di fermarsi, chiedere informazioni, incontrare una donna che ti regala parte della sua giornata per raccomandarti Palazzo dei Normanni, per dirti con il cuore in mano che Palermo è bellissima ma “è gestita male”.
E te lo dice come se ti stesse aspettando da giorni, forse anni, come se volesse dirlo a tutti coloro che vengono da fuori e rimangono sbalorditi da quello che trovano.
Lo si percepisce che Palermo è bella, sotto le pareti cadenti, dietro alla sporcizia per le strade.
Non puoi dire il contrario di questa città, è come se la dolcezza dei suoi cannoli e la gentilezza delle persone esistano per dissuaderti dal pensarlo. Per impedirti di pensare all’altra faccia della medaglia.
3 Comments
Grazie per questo magnifico post. E te lo dice un palermitano trasferito a Pesaro.
Caro Roberto,
grazie a te per essere passato di qua a leggere il mio racconto
Bello leggere di Palermo vista da altri.
Noi ci siamo stati un paio di settimane fa e siamo rimasti altrettanto stupiti. A dire il vero ci siamo stupiti del fatto che è pulita (forse qualcosa è cambiato?) e ci siamo stupiti dei colori, degli odori e della gente.
Condivido il rammarico che le facciate di palazzi nobili e ricchi si stiano rovinando, ma talvolta è sufficiente infilare il naso in alcuni cortili interni per ritrovarne lo splendore.
A proposito….il pane c’a meusa ti è piaciuto? 😉