Corsica. Porto Vecchio, Bonifacio e il paradiso a Palombaggia

La sveglia alle 7:30 questa mattina, con la luce naturale che entra dalle finestre. Di ieri sera non ricordo niente, forse perché ho dormito nel viaggio di ritorno in macchina, poi ho dormito appena arrivati a casa, poi ho fatto una doccia ancora mezza addormentata e poi mi sono rimessa a dormire fino a stamattina. Inutile dire che mi sento alquanto rimbambita e ho la testa un po’ pesante. Potrei aver dormito più di dodici ore, e se consideriamo che la mezz’ora della doccia ero in trance, dodici ore di sonno quasi tutte di fila.

Partiamo prestissimo alla scoperta del sud. Il viaggio è veloce e scorrevole. Ci fermiamo in un supermercato lungo il tragitto per comprare due croissant, non due in due ma due a testa, visto che ieri sera non abbiamo cenato, ancora pieni dal megapanino ai formaggi di Corte.
I croissant francesi sono sempre così imburrati che ogni volta che li mangio mi chiedo come possa questo popolo fare colazione in questo modo senza provare ogni santo giorno un minimo di rimorso, non tanto per la propria linea quanto per le proprie arterie minacciate dal colesterolo.

La strada è lunga, dritta e deserta. Arriviamo a Porto Vecchio in un’oretta circa, quando ancora alcuni ristoranti e bar sono chiusi. Qui le attività aprono prendendosela comoda, come in tutta la Corsica, come in Spagna e come a Sirmione. Sì a Sirmione la città si sveglia all’incirca alle dieci del mattino. Tutt’altro rispetto ai nostri affaristi della bassa Romagna che non perdono mai minuti preziosi per fare affari con i turisti.
Giriamo un po’ per la cittadella seguendo le indicazioni e le descrizioni scritte nei pannelli illustrativi nei punti più rilevanti: i bastioni, la chiesa di Jean-Bapiste, una pianta secolare che offre ombra a tutta la piazza. Tutto a Porto Vecchio è di dimensioni ridotte, il centro è molto piccolo e la camminata lungo le vie principali offre più che altro bei negozietti. La passeggiata è piacevole, anche se non particolarmente entusiasmante, così dopo un paio di orette ci rimettiamo in marcia verso sud. Ancora più sud.

Bonifacio

Decidiamo di visitare Bonifacio prima di andare in spiaggia, visto che sono le 11:30 e il caldo si sta già facendo opprimente. Ci rimettiamo dunque in viaggio lungo la strada statale che porta al punto più meridionale dell’isola. Sgombra e piacevole, con le montagne ricoperte di verde da un lato e vigne, cave, prati e colline dall’altro. Verso est c’è il mare, ma non lo si vede facilmente, nascosto dietro a promontori verdeggianti viene indicato solo dagli innumerevoli segnali di camping e ristoranti sulla spiaggia.
È dopo una mezz’ora di viaggio che finalmente arriviamo a Bonifacio.

Bonifacio Bonifacio

BonifacioPer un attimo ci troviamo spaesati. Il mare che si trovava ad est, ora è tutto attorno a noi, verso sud e verso ovest. Arriviamo alle porte della città alta ma è il porto di Bonifacio che ci accoglie: lo osserviamo dall’alto ridente con le sue barche ormeggiate nelle insenature naturali. Quello di Bonifacio in realtà non è un porto, cioè sì, lo è, ma immaginate un fiordo di acqua limpidissima di un colore blu abbagliante delimitato da candide formazioni calcaree che sembrano sfoglie di pasta fatta in casa messe una sull’altra e condite di verdura rigogliosa a due passi dal cielo. Piccole calette si aprono ai lati del golfo, bellissime barche a vela ormeggiate alle falesie e due o tre bagnanti piccoli come formiche che si godono la meraviglia di questo porto naturale.

Dopo una passeggiata lungo il capo, che ci mostra in lontananza le coste della Sardegna, ci addentriamo nella cittadella. I negozietti lungo le viuzze in salita sono molto piacevoli, essendo in maggio non c’è poi così tanta gente e ci si può fermare senza problemi a fare foto, guardare le vetrine e chiacchierare con tutta la calma del mondo. Diversi belvedere offrono delle vedute da sogno, il mare è calmo con il suo colore che ti lascia sbalordito, e i gabbiani planano da una gola all’altra disegnando parabole perfette nell’aria tersa che unisce cielo e terra.
Arrivata l’ora di pranzo decidiamo di affidarci alla guida che consiglia un ristorantino fuori dal caos, un po’ nascosto e logisticamente comodo poiché vicino al parcheggio dove abbiamo posteggiato l’auto.

La Poudriére - Bonifacio

L’ingresso è subito d’impatto: l’interno del ristorante è molto piccolo e non ci sono tavoli, solo un bel bancone in legno ma tanti quadri e tappeti appesi ai muri. Sculture di tartarughe ed aironi, un ambiente gioioso ed informale ma con un certo stile. La meraviglia ci coglie quando usciamo sulla terrazza : una veranda che si affaccia sul mare, con tavoli, panche e sedie ricavate da tronchi massicci e pesanti. Tutto in questo posto ha il sapore di mare e di estate. Tutto qui alimenta quel tarlo che ti gira sempre in testa e ti fa dire che, sì, voglio vivere in vacanza. Tutta la vita.

La Poudriére - BonifacioLa madame del ristorante ci porta una lavagna abbastanza grande scritta con una bella calligrafia e la appoggia sulla panche di fronte a noi, lì ci sono scritte tutte le pietanze e su un altro menu le bevande. Mentre traduco per Marco – o almeno ci provo – tutti i piatti, la signora del locale ci avvicina e attacca bottone con una gentilezza ed ironia davvero incantevole. Ci spiega in un discreto italiano tutti i piatti e ci lancia qualche battuta. Finiamo con l’ordinare due birre locali – di castagna – un assaggio di affettati, un’inslata al formaggio di capra ed una torta del giorno.

I salumi in Corsica hanno una lunga ed importante tradizione. Nonostante ci sia il pericolo di imbattersi in prodotti di poca qualità, nonostante non siamo degli esperti ci rendiamo conto che questi sono davvero ottimi. La stagionatura è molto più lunga che per quelli nostrani, i sapori sono molto più forti e il gusto è davvero particolare. Ottimi!
Anche la birra è buonissima, ambrata e – quel che conta con un caldo simile – bella fresca. Ci arrivano poi due insalate, la mia oltre all’insalata verde e i pomodori è insaporita da cipolla, mandorle e menta, un accostamento a dir poco….vincente!
Il formaggio di capra è invece servito su un pane particolare, con noci ed uvette nell’impasto. Il caprino è molle causa la tostatura del pane e cosparso di miele. L’abbinamento è idilliaco, di quelli che ad ogni morso alzi il mento e chiudi gli occhi. Anche la torta salata è squisita, ripiena di bietole, menta e brocciu. Il brocciu è il formaggio di capra più famoso della Corsica. La menta, infilata un po’ ovunque dona un tocco fresco ed esotico a tutti i nostri piatti.
Voto dieci!

Salumi còrsi - chacutecosa mangiare corsica
Terminato il pranzo siamo praticamente satolli e non troviamo il posto per il dolce. Marco ordina il caffè, quello invece è davvero schifoso a suo dire. Grazie al cielo penso io, altrimenti era sarebbe stato troppo perfetto questo pranzo còrso.
Dopo aver pagato una cifra in Italia ritenuta troppo alta per un pranzo simile – ma assaggiando il tutto veramente meritata – ci avviamo arrancando verso l’auto.

Ci mettiamo in macchina e in circa mezz’ora arriviamo a Palombaggia, una spiaggia di sabbia bianca e fine da sembrare polvere, con il tipico mare da fotografia: maculato tra il turchino di un’acqua trasparente, un blu più scuro per la presenza degli scogli ed un azzurro intenso il cui nome ‘oltremare’ ne evoca tutte le meraviglie. Alle nostre spalle una pineta profumata e verdeggiante, verso sud alcuni scogli rotondeggianti ammucchiati come fossero una passerella che si spinge verso il mare. Andiamo verso questi scogli e scopriamo una sorta di spiaggetta isolata delimitata proprio da questi massi, così ci appostiamo in questo angolo di paradiso. L’unico difetto è che la sabbia, qui, è più grossolana, quasi di minuscoli sassolini, ma l’acqua è meravigliosa. Possiamo stendere l’asciugamano in modo da avere i piedi a bagno, solleticati dall’acqua che fa avanti e indietro verso di noi, e non c’è l’ombra di un bagnante all’infuori di noi. Questa è la spiaggia più incantevole e meravigliosa che io abbia mai visto.

Palombaggia

Il pomeriggio trascorre così, a riempirsi gli occhi della bellezza di questa natura, così tanto diversa dalla nostra. A sonnecchiare ascoltando il suono del mare, a riempirsi di sole e di vita, fino a che l’aria si rinfresca e non arriva il momento di tornare a casa.
Palombaggia

Andandocene penso che la cosa che mi ha colpito di più della Corsica è la sua “continuità”, sì la continuità dei suoi paesaggi che sempre sfumano passando dall’una all’altra morfologia senza mai interrompere l’armonia della natura.
Si passa da una pineta al mare azzurro, dalla spiaggia alla montagna, senza mai interrompere la magia che circonda il tutto.
La Corsica è selvaggia, estremamente naturale, estremamente autentica.




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