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Il mio Vietnam: Hanoi e la fine di un viaggio, anzi, due viaggi
Ogni volta che mi sveglio e non sono nel mio letto, ho bisogno di qualche secondo per realizzare dove sono.
Svegliarsi in uno sleeping bus non è piacevole, affatto.
Il mio Vietnam: un incubo di viaggio prima del ritorno
La giornata di oggi è stata un po’ surreale ed asettica: il tempo è volato senza fare niente di interessante, e nel prenotare la stanza d’albergo ad Hanoi ci siamo resi conto che manca davvero poco al termine di questo viaggio.
Non so come ma nei giorni scorsi abbiamo sbagliato a fare i calcoli – in due teste e decine di volte -, sembra impossibile ma effettivamente è così, pensavamo di avere un giorno in più, invece ci resta una sola notte di viaggio – stanotte -, una giornata piena ad Hanoi domani – quando arriveremo alle sei di mattina – ed una notte per poi partire per l’aeroporto il 13 mattina presto.
Il mio Vietnam: in viaggio verso Huè, antica la capitale imperiale
E così arriva il momento di salutare Hoi An, la nostra prediletta del Vietnam, per dirigerci verso l’antica capitale imperiale Hué.
Ci facciamo trovare pronti per le sette e trenta, orario che abbiamo scelto per partire ed arrivare in giornata alla nostra prossima tappa, dopo quattro ore di sitting bus.
Ovviamente, secondo quelli che sono gli standard vietnamiti, il bus arriva verso le otto e un quarto ed io faccio in tempo a portare un foglio con scritti i nostri apprezzamenti al ristorante vicino all’hotel, dove abbiamo consumato quasi tutti i nostri pasti qui ad Hoi An.
Visto che la parete nel giardino sulla strada è piena di scritte e messaggi carini, ci tengo che ci sia scritta anche la nostra di opinione.
Faccio in tempo anche a dimenticare il mio marsupio – con cellulare, fotocamera e PASSAPORTO – al tavolo della colazione, che mi verrà restituito – grazie a Dio – in camera, mentre stiamo prendendo i bagagli per scendere puntuali nella hall dell’albergo.
Il mio Vietnam: lampioni di carta multicolori. Hoi An città delle lanterne.
Ci svegliamo in questa meravigliosa città con il canto del gallo, un gallo che sta rinchiuso in una
gabbia davanti alla casa che dà di rimpetto al nostro terrazzo.
Un gallo che inizia a cantare alle sei di mattino – e si addormenta alle undici di sera -, con frequenze mai inferiori all’un chicchiricchì ogni venticinque secondi – sì i galli fanno chicchiricchì anche qui e sì Marco ha cronometrato gli intervalli tra un canto e l’altro.
Facciamo una ricca colazione, con frutta, omlette, caffè e quant’altro. L’angolo per la colazione si trova su di un grande terrazzo in legno affacciato su una risaia.
Una vecchia vietnamita con la schiena ricurva sulle piante di riso, avanza lentamente nei suoi lunghi stivali di gomma marrone, mentre le rane cantano i canti del risveglio ed uccelli mai visti tagliano l’aria e si precipitano sull’acqua facendo incetta di insetti.
Questa città è un crogiolo di bellezze naturali, graziose costruzioni, persone meravigliose ed abili commercianti.
Il mio Vietnam: Hoi An, Venezia del Vietnam, romantica, decadente e meravigliosa
Il viaggio in autobus è durato circa undici ore, siamo infatti arrivati ad Hoi An verso le 7:30 di questa mattina.
E’ andato tutto bene, a parte il fatto che in un pullman di circa quaranta persone io ero l’unica senza coperta. La solita sfigata.
Io e Marco siamo stati gli ultimi a salire e ci sono due persone che non potendosi permettere il biglietto intero lo hanno comprato “di contrabbando”.
La ragazzina giovanissima che indossa un abito orientale giallo dorme sotto il “letto” di Marco, un altro ragazzo sulla trentina invece è proprio sotto la mia cuccetta. Sia io che Marco siamo al piano superiore.
E’ proprio il ragazzo qui sotto di me che si è preso il mio cuscino e la mia coperta, e non mi sento proprio di chiederglieli, visto che deve farsi undici ore di viaggio sdraiato in terra come una mummia abbandonata dalla dea Iside nel corridoio di uno sleepping bus.