Il mio Vietnam: il viaggio

Eccoci, 30 Gennaio 2011 e il nostro viaggio inizia con una mattina imbiancata di neve nella grigia periferia di Milano.
Quel leggero senso di agitazione che sta lì finchè non sei ad un minuto dalla partenza, non se ne va via, ma per fortuna non lascia posto alle nausee e ai giramenti di testa del Lariam.

Tutti mi hanno parlato dell’ottimo servizio di una linea aerea asiatica e devo dire che il nostro ingresso in Asia inizia qui, con la Singapore Airlines, dove bellissime hostess dagli occhi a mandorla con capelli neri ordinati e raccolti, ci accolgono e ci servono con una grazia probabilmente stampata nel loro DNA.

volo singapore airlinesSeguiamo il sapiente consiglio di Zenna e a pranzo ci beviamo un paio di bicchieri di vino rosso, giusto per non rischiare di rimanere insonni. Sono quasi convinta di aver già preso un chilo o due da quando sono uscita di casa, tra la cena di ieri sera e, appunto, il pranzo della Singapore Airlines.
Sul monitor di fronte a me vedo il planisfero con segnato il nostro tragitto.
Stiamo attraversando la bellezza di mezzo mondo, non così per dire, stiamo andando proprio dall’altra parte. Sullo schermo il mondo ha un’ombra scura sopra quei paesi dove è già notte, e noi gli stiamo andando incontro.
Stiamo andando incontro alla notte, fuori dal finestrino il giorno scorre ad una velocità insolita, e dopo poche ore è già il tramonto.
Siamo sopra la Turchia ma ovviamente sotto di noi si vedono solo nuvole. Immagino la Cappadocia sotto di noi. Poi guardo l’orizzonte ed è lo stesso di sempre, probabilmente in ogni parte del mondo.

Dopo un film d’azione mi allungo sui posti 47D e 47E. Grazie al cielo ho un sedile vuoto di fianco, e non capisco perchè sia già riuscita a riempirlo di un centinaio di cose. Mi chiedo come avrei fatto se avessi avuto qualcuno vicino.
Attualmente sul sedile ci sono: una coperta, 3 cuscini + 1, il nostro gonfiabile, la mia sciarpa, la mia maglia, i miei calzetti e il libro comprato appositamente per questo viaggio, che se continuo così finirò prima di arrivare ad Ho Chi Minh.
I miei calzetti sono sul sedile, già, non che io sia qui con gli alluci di fuori.
E’ che nel kit che ci hanno consegnato c’erano anche dei calzetti morbidi.
Alcune mie amiche non li avrebbero certamente indossati, per paura di prendersi dei funghi o chissà cosa, io invece a volte non posso resistere dall’essere estremamente provinciale e devo utilizzare assolutamente ogni cosa mi venga offerta.
Dunque sto indossando dei calzetti morbidi ma decisamente troppo caldi – grazie al cielo che nel kit non c’era una lametta da barba!
Nei portaoggetti dei sedili – parlo al plurale perchè ovviamente ho invaso anche quello di fianco- le cuffie, la custodia del netbook, la macchina fotografica, i tappi per le orecchie, i creacker, il giornale, la melatonina e il cellulare, che ora riporrò coscientemente nel bagaglio a mano. Chi mi conosce sa che le possibilità di dimenticarlo qui sono così alte che la SNAI non pagherebbe neppure 1,10.

Vi starete chiederndo se viaggio da sola. No, Marco è qui accanto a me, ha già guardatoo 2 o 3 film da quando siamo partiti. Non vedeva l’ora di salire sull’aereo per vedere i suoi film e questo è quello che ha fatto.
Credo stia iniziando a vedere il quarto.

SINGAPORE

Adesso inizio a capire perchè, chi si innamora dell’Asia, si innamora dell’Asia.
Sotto un acquazzone tipico dei paesi tropicali, in un aeroporto delle stesse dimensioni di una cittadina da diverse decine di migliaia di abitanti, c’è la stessa quiete che in occidente si può trovare forse in una foresta, forse in una chiesa.
In pochi parlano e chi lo fa ha l’accortezza di farlo a bassa voce.
In filodiffusione una melodia orientale ha un effetto più rilassante di un intero cd newage.
Gli occidentali si perdono ad osservare gli splendidi giardini di felci ed orchidee nel mezzo dei corridoi. Che incanto.
Alcune carpe Koi nuotano in un laghetto, il rosso di questi pesci così ricercati è un tocco sgargiante tra il verde che ci ha penetrati nonappena siamo atterrati.
Per strada, nei vasi in aeroporto, nei giardini. Il colore dell’aeroporto di Singapore è il verde.




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1 Comment

  1. Giorgio e Rita |

    Ciao, Sara, stiamo paseggiando con Te in mezzo ai verdi giardini. Vediamo Marco che ti controlla, leggermente più indietro, se lasci qualcosa in giro. Il telefono l’hai preso? A risentirci BabMa

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