Sardegna secondo giorno, Porto Istana e il mio sole

Svegliarsi tardi la mattina non mi capitava da un po’.
Non mi capita mai in realtà, e il fatto che sia successo è sintomo di un estremo bisogno di ferie e riposo.
Dopo la colazione in giardino, come in ogni vacanza in appartamento che si rispetti, decidiamo di dedicare la mattinata all’esplorazione di Porto Istana.
La spiaggetta colonizzata dai bergamaschi di mare, ha verso nord un gruppo di rocce appuntite che la dividono da Capo Ceraso, messe lì sulla rena bianca quasi come fossero un divisorio.

Verso sud invece, la spiaggia di sabbia si trasforma gradualmente.
È in questa direzione che spingeremo la nostra esplorazione, oltre gli speroni di roccia dove non ci sono altri colori al di fuori del mare.

Da questa parte c’è un piccolo corso d’acqua che finisce in mare, che non capiamo se sia un fiumiciattolo oppure uno scarico – molto meno pittoresco -.
La terra rossa che l’acqua fredda si porta appresso, si mischia alla sabbia bianca e l’acqua calda del mare. Anche qui delle rocce, molto più basse e piatte, segnano il confine con quella che sembra tutta un’altra spiaggia.
Più grossolana, dove la sabbia non è sabbia quanto piuttosto un insieme di piccole conchiglie e sassolini, talmente piccoli da infilarsi in mezzo alle dita dei piedi e fare un male cane.

Un baracchino che vende gelati e primi piatti Quattro salti in padella, una signora che disegna con una biro il

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profilo della Tavolara sul suo taccuino, giovani africani con le merci chiuse nei lenzuoli, a riposare sotto i tamerici, e poche altre persone, insieme a tantissimi gigli di mare, colorano questo angolo più selvaggio a pochi metri dalla spiaggia più popolare e inflazionata.

Alla fine di questa seconda, piccola luna, inizia un piccolo sentiero battuto dai curiosi, che si arrampica sugli scogli e si spinge verso sud, costeggiando sollevato di qualche metro un’acqua che via via cambia tonalità di azzurro e fisionomia del fondale.
I ginepri e gli altri arbusti sono bassi qui, a tentare riparo da un vento che spesso ha battuto forte acqua e salsedine.

Dopo qualche minuto di cammino e un paio di anse che nascondono il punto di partenza, troviamo una caletta fatta apposta per noi.

Noi soli, le grida lontane, dall’altra parte della baia, di qualche turista che su un “bananone” trainato da una moto d’acqua, cerca un brivido per la sua vacanza.

Da questo lato invece, nessun brivido.
Ogni singolo muscolo è rilassato e ogni singola cellula sta catturando la sua porzione di sole.
Tutta l’estate in questo sole.




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1 Comment

  1. Che bel post! Complimenti.. adoro il tuo spazio online!

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