Casa che lasci…
Il cambiamento come momento di transizione tra un prima e un dopo, è come l’arancio tra il giallo e il rosso, come
il verde di un giallo che sfuma verso blu.
E’ sempre stato per me fonte di eccitazione.
Sicuramente anche di paura, ma guardandomi allo specchio con questi miei 28 anni, ho talmente tanti bei momenti impigliati tra i capelli che quel tipo di ricordi se ne stanno tutti i fondo ad un cassetto di cui non conservo più la chiave.
Mi sembra ieri, eppure sono passati più di due anni, quando queste quattro mura erano bianche, troppo bianche, e i mobili tutti chiari, troppo chiari.
Abbiamo scelto il rosso per il soggiorno, e il verde per la cucina, ma forse dovrei dire “ho scelto”, con Marco sempre piuttosto accondiscendente (non so ancora se convinto dalle mie argomentazioni o semplicemente rassegnato alla mia caparbietà).
Una casa si costruisce, piano piano, con l’odore della cucina che avvolge i muri, con le tende che non hai mai voglia di lavare.
Saranno per sempre tuoi quei graffi sulla porta, lasciati dall’aspirapolvere che sbatte mentre la trascini svogliata per casa.
Mi chiedo se, chissà se tra vent’anni, sforzandomi anche un po’, riuscirò a rivedere nella mente quella luce che nel primo pomeriggio inondava la cucina.
Una luce malinconica e vibrante, da godere in silenzio senza fare niente.
Diversa da quella più raggiante del mattino. Più calda e tendente al giallo.
Densa, come se ci fosse un po’ di foschia, anche con il cielo limpido.
Di questa casa ricorderò la mia famiglia nuova, la prima sera tra gli scatoloni.
Rimanere sola dopo pochi mesi e ricalcolare tutto su un’indipendenza ed una solitudine che erano leggere e allo stesso tempo pesanti.
Dormire dall’altra parte del letto cinque giorni a settimana.
In fondo non ci sono mai andati stretti, questi trentanove metriquadri.
Li abbiamo adattati alle nostre esigenze e riempiti dei nostri libri.
Una cosa rimarrà di noi in questa casa, nonostante l’imbiancata che da contratto lasceremo prima di partire.
Quegli ammacchi sulla porta, dell’aspirapolvere che sbatte sullo stipite, mentre la trascini svogliata per casa.
I segni della nostra vita qui, due anni meravigliosi.
1 Comment
Un bell’articolo che fa emozionare, brava!