Ho visto passare l’Infinito.

Ho incontrato una signora qualche giorno fa, con la vista buona e la risata grassoccia, “Tu sei uno specchio” mi ha detto.

Così mi sono seduta su una panchetta, nella stanza più speciale della casa, e mi sono guardata l’immagine riflessa sull’armadio.
Sinceramente il palinsesto non era dei migliori, poca farina del mio sacco e tanta zavorra impigliata tra le antenne lunghe, troppo lunghe.
Ho dovuto fare un po’ di pulizia, sostituire le batterie al telecomando dei pensieri e lasciare andare tante cose.
Finito il ripulisti ero così leggera che ho deciso di realizzare un sogno molto antico:
volare.
Ci provavo ogni tanto da bambina, insieme al babbo ballando con Battiato o correndo a rotta di collo nel campo dietro casa. Mi capita ancora, la notte, di librarmi per il semplice godimento di fare come gli uccelli, cambiare prospettiva e guardare le cose dall’alto, piccole e distaccate, innocue.
Arrivato il momento di farlo per davvero ho sentito ancora una volta quel vento sulla faccia, che sa cambiare ogni cosa e ti fa credere ai miracoli.
Dopo aver fatto un giro tra le nuvole ho sentito l’esigenza di piantare bene bene i piedi a terra. Ho ripreso dal fondo dell’armadio alcune cose piegate tanto tempo fa, e con la scala dell’Ikea recuperato un paio di scarpe appese al chiodo.
Dicono di metterle lì quando non vuoi usarle più. Prendi un chiodo, fai attenzione a non darti il martello sopra un dito, e poi ci appendi le tue scarpe a impolverarsi di nostalgia.
Ho indossato queste scarpe un po’ contraddittorie, che hanno le ali ma con l’unico scopo di tenerti i piedi a terra, per sentire quello che calpesti e ricordarti dove sei.
Così ho iniziato a correre, e non so ben dire adesso che racconto se abbia amato di più toccare il cielo col sorriso o costeggiare il fiume con la gravità nei passi, a ricordarmi una presenza. La mia presenza.
Per tutto il tempo che ho indossato quelle scarpe ho contato solo un passo:
uno, uno, uno…
Così non puoi stancarti, perché al primo passo la fatica non esiste. E nello stesso calpestare, nella polvere che si alza sul sentiero, il primo passo contiene anche l’arrivo, e condensati in un unico momento inizio e fine.

Non saprei ben dirlo, ma oggi tra terra e cielo mi è sembrato di vedere l’Infinito.
Era riflesso in uno specchio e aveva la mia faccia.

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