Spingere più forte

Quello che invece mi manca di più in giornate come questa – grigie, fredde, con una pioggia che sembra non avere fine – è la corsa all’alba.

I brividi sulla schiena quando ti affacci dalla porta di casa e tutto attorno dorme ancora per un po’.
L’umidità che appiccica gambe e tessuto tecnico, come una colla fastidiosa, che se tentenni troppo a lungo finirai per pensare al fastidio di quando dovrai sfilarli via, sudata e con i muscoli doloranti.

Ci sono diversi tipi di pioggia, quella grossa – come oggi – che con tre gocce sei già fradicio, e quella più sottile, tagliente, che correndole incontro è una cascata d’aghi sulla faccia.
Faccia che quando corro non copro mai.
In giornate come queste il mare è generalmente grigio e del suo fascino romantico di primavera non v’è nemmeno l’ombra.
Ha un aspetto decadente e abbandonato, come un grande lago di melma opaca, viscoso come una palude.
L’ideale sono le giornate senza vento, e generalmente quando piove in questo modo non ce n’è.
Paradossalmente i muscoli si scaldano molto prima, con il freddo, o forse è solo una sensazione, banalmente data dal contrasto tra la temperatura corporea e quella della pioggia, dell’aria attorno a te.
L’alito è sempre caldo, da subito, con

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l’amaro della notte coperto dal sapore dalla frutta. Da quella sorsata di succo fresco che sarà il mio carburante per un’ora. La mia prossima ora.
I runner sul mare all’alba sono sempre gli stessi, e nelle giornate di pioggia ne rimane solo un piccolo sottoinsieme auto selezionato.
Restano solo quelli con obiettivi ben precisi, i più determinati, o forse quelli che godono di più.
C’è infatti una punta di masochismo in

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questa corsa. Quella condizione in cui il sapore del dolore viene confuso con quello della conquista, la vittoria di una sfida con te stesso.
Lo stesso godimento che si prova quando una macchinetta dal ronzio metallico ti disegna nuove tracce sulla pelle.
Anche dopo, nello stretching, sai che quel dolore è parte del tuo allungamento. E il suo essere “effetto” viene confuso con la “causa”. E attribuisci anche a lui il fatto che ti stai allungando un po’ di più.
È un dolore che costruisce, un dolore che rilancia.
Che allontana il tuo limite un po’ più in là.
La sensazione di fare qualcosa per te solo. In solitudine.
Ecco quello che mi manca ora. Quella sensazione di spingere più forte, per scrivermi qualcosa sulla pelle.




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1 Comment

  1. Ciao Sara,
    finalmente riesco a visitare il tuo Blog.

    Molto carino, ben fatto e soprattutto costantemente aggiornato cosa che con il nostro “finoalprossimoviaggio.com” io e mia moglie non riusciamo più a fare.
    Un po’ per mancanza di tempo, un po’ per mancanza di viaggi… almeno quelli che eravamo soliti fare prima dell’arrivo del nostro bellissimo Leonardo.
    Torneremo a viaggiare, e a scrivere, appena possibile.

    Intanto corro.
    Anch’io corro di mattina. Presto.
    Da quanto mi sono deciso a fare la prima Maratona, MOLTO PRESTO.
    5.30 sveglia
    5.50 fuori
    col sereno o la pioggia, si corre.

    Superato lo scoglio psicologico di uscire dal letto, correre al mattino presto è bellissimo!
    Se poi, come stamattina, hai la fortuna di imbatterti in una giornata tersa… prima le stelle… tante e luminose, poi ogni cosa intorno limpida, chiara e dai contorni perfettamente puliti e delineati… l’alba all’orizzonte… e poi la luce. Il primo sole che intiepidisce la pelle. Stupendo.

    12km di ripetute.
    La doccia, meravigliosa, e la giornata che inizia a mille.

    Certo non è come sulla spiaggia ma corre la mattina è uno spettacolo!

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