Portorose e Pirano: i Luoghi

Pirano

Pirano è un paesino piccolo e grazioso, affacciato sulla modesta porzione di Mare Adriatico che la geografia slovena si ritaglia discreta, senza disturbare, com’è tipico nel suo genere e per le sue persone.

Pirano

Una bomboniera colorata e vivace, con le facciate pastello di Piazza Tartini, ricamate da profili che ricordano l’antica Venezia.
Un solo profilo in realtà, e non originale, in effetti, ma comunque così romantico che ci piace pensare che sia sempre stato lì.
Il sole che riflette sui tetti rosso mattone a tratti ti abbaglia, riflettendo sull’acqua in un gioco di luci dettato dal dolce movimento del mare.

Piazza Tartini Pirano

Anche il porto è minuscolo, qui dove tutto sembra una miniatura graziosa.
C’è solo un particolare che stona, o che semplicemente ruba alla scena una quasi perfezione e le restituisce una certa naturalezza.
Una scolaresca chiassosa che attraversa la piazza con i suoi cappellini fluorescenti.

Le vie sono strette e ripide, e il sole è così caldo che l’estate sembra essere arrivata solo ora, proprio qui, a Pirano, mentre risaliamo le mura verso il suo campanile.

Pirano dall'alto

Piazza Primo Maggio

Piazza Primo Maggio, invece, è più nascosta.
La piazza vecchia, che era piazza principale al tempo delle cose modeste, quando il centro del paese era luogo di incontro prima che di bellezza.
E di sopravvivenza, perché al centro c’è ancora una vasca dove veniva raccolta l’acqua piovana per i periodi di siccità, e le cole dalle case ti passavano sulla testa per convogliare l’acqua lì, al centro.

Piazza 1° Maggio Pirano

Piazza Primo Maggio è un angolo nascosto, con il fascino di quei luoghi che si lasciano trovare solo se li cerchi.
Eventualmente potresti anche scoprirla per caso, ma passeggiando senza fretta né pretese, lontano dai posti più turistici.

Briscola triestina a PiranoCi sediamo sotto il pergolato di una graziosa cantina, ad un tavolo in legno che si trova proprio sulla via, davanti le case dove le persone rientrano dal lavoro o escono a fare la spesa.
Con Thea improvvisiamo una briscola triestina, che non avrebbe mai pensato sapessimo giocare.
Ma le regole sono le stesse e mi sembra di tornare bambina, quando col nonno giocavamo a scopa, o a briscola appunto, che era più difficile e quindi io la preferivo.
Le carte però sono diverse, così chiedo aiuto al cameriere, mentre ci porta affettati, olive, formaggi e dell’ottimo vino rosso di propria produzione, se mi aiuta a distinguere un due di spade da uno di bastoni.
Tra le risate sincere di un “carico” rubato e una mano fortunata, gli occhi verdi di Thea brillano e continuano a studiarci.
Ci chiede da dove veniamo, dei nostri viaggi, dei nostri amori, in un italiano quasi perfetto ma con quell’inflessione sempre un po’ dura di chi parla una lingua slava.
Si gioca come vecchi amici al bar, con l’unico pensiero di passare tempo e divertirsi.
L’essenza del giuoco delle carte, e dello stare in compagnia.

Prima di andarcene, nel tavolo di fianco alcuni uomini ci fermano per capire chi siamo, da dove veniamo.
Vogliono cantarci una canzone.
Intonano una canto della tradizione, che viene insieme a loro dal nord, suonata con l’armonica a bocca e cantata in coro con grande intensità.
Un canto che, se l’ascolti bene, anche se non capisci le parole, puoi sentirlo nello stomaco che è una canzone d’amore.

Le saline di Sicciole

Si parte in bici da Strugnano, per passare in mezzo a una natura verde e rigogliosa.
Si parte con l’energia del mattino, nonostante le ore piccole della sera precedente, e con le risate tipiche di quando si va a spasso in bicicletta, che nel gruppo c’è sempre qualcuno che non è capace.

La guida di oggi si chiama Cristina, una sportiva doc che con pazienza ci aspetta quando ci fermiamo alla minima salita.
Pedaliamo sotto il sole cocente di una mattina limpida, strillando in mezzo alla strada con l’eccitazione dei ragazzini.
Siamo divertiti, entusiasti, felici.
Era un bel pezzo che non mi sentivo così, siamo un gruppo bellissimo, gente in gamba che sa ridere di niente, e questo ci rende ancora più belli.

Saline di Sicciole in bici

Per arrivare alle saline di Sicciole ci addentriamo in campagna, incontriamo una fabbrica dismessa della quale Cristina ci racconta la storia, ci parla di quello che c’è ora, di Tito e della ex Jugoslavia.
Casa sua è proprio davanti allo stabilimento, una casa rossa, semplice.

All’ingresso alle saline ci sono un ragazzo ed un signore che chiacchierano con Cristina e ci salutano gioviali.
Lei non è solo una vicina di casa ma ha anche lavorato lì per tanti anni.
Io non so se queste cose colpiscono solo me, che sono cresciuta in un piccolo paese di campagna, ma le persone che si conoscono, che si chiamano per nome, che vanno oltre al semplice saluto di cortesia, sono per me l’essenza dei luoghi prima ancora del profilo dei paesaggi e di qualsiasi bellezza visibile.

In bici alle saline di SicciolePercorriamo in bici la strada che taglia le saline, una linea dritta tracciata col righello, con il sole che picchia forte da sopra e da sotto, riflesso dalla salamoia a destra e sinistra.
Un grande senso di libertà è come una catarsi, mentre pedalo a tutta birra distaccandomi dal gruppo per godere in solitudine questo momento così intenso.

Le saline sono un grande tappeto di acqua e sale, un patchwork di luce e colori della terra.

Gli operai che spazzano il fior di sale mi ricordano le donne anziane e ricurve sulle verdi risaie del Vietnam, coi loro cappelli a cono.

Saline di Sicciole Pirano

Questo luogo ha la capacità di accoglierti e farti sentire tutt’uno con sé stesso.
Non c’è vento a muovere l’aria, tutto é immobile e ridente.
E’ davvero come se la natura sorridesse, bruciacchiata sotto un sole che la picchia dolcemente.

Casa del Sale

Casa del Sale PiranoE poi non poteva esserci una location migliore per il pranzo.
Picnic a Casa del Sale, una graziosa dimora dove il simpatico proprietario cucinerà per noi cozze e branzino di Pirano, il famoso branzino di Pirano, cotto in giardino all’ombra degli alberi da frutto, mentre chiacchieriamo e sorseggiamo un fresco succo di albicocca, fatto in casa con la frutta appena colta.

Ci sono scene che sanno ben chiudere capitoli più dolcemente di altre, e spesso la scena giusta per la fine di un viaggio non sono le tre ore passate in treno a combattere col caldo.
Questo viaggio tra Portorose e Pirano si chiude così: con il mio personale dejeuner sur l’herbe.
Un prato verde come fosse casa, un gruppo di amici che chiacchierano e ridono forte, bevendo vino fresco e gustandosi l’estate.
Un gruppo di amici nuovi, belli davvero, i fiori, i sorrisi, il caldo che ti fa sudare e l’odore di sale che viene dal basso, da un personale e stravagante orizzonte, oltre la siepe di “casa”.

Saline di Sicciole Pirano - Casa del Sale




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